CHIESE DI SANT'ANTIOCO IN PROVINCIA DI ORISTANO
CUGLIERI
E' una chiesa urbana
E' una chiesa urbana
GHILARZA
E' una chiesa urbana
Il culto di S. Antioco ha in Ghilarza radici profonde, la data 1577, riportata su una lastra di pietra, a testimonianza dell’edificazione della chiesa, risulta essere posteriore al primitivo culto del Santo nel paese,infatti, il nome di Antioco in Ghilarza risultava già essere allora il più diffuso.
Fino al 1840 la chiesa risultava alquanto staccata dall’abitato, e perciò era fornita, come negli attuali santuari campestri di muristenes per ospitare i fedeli durante i giorni delle novene ed era inoltre in due lati circondata da loggiati.
Nel 1832 Mons. Bua affido la chiesa al gremio degli artigiani, che in precedenza avevano in affido la chiesa della Maddalena, ormai impraticabile, perché vi mantenessero vivo il culto della stessa Santa. Purtroppo l’unione non ebbe buon fine ed il culto della Maddalena si spense di lì a poco insieme al gremio degli artigiani.
Nel 1873 venne collocato al suo interno l’antico altare della chiesa parrocchiale.
I più significativi cambiamenti avvennero, però nel 1896 quando la chiesa fu allungata includendo in essa i loggiati, vennero costruite due cappelle laterali dedicate a S. Filippo Apostolo e a Nostra Signora della Buona Morte e ne fu invertito l’ingresso da ovest ad est, recuperando con una gradinata il dislivello antistante la nuova entrata
La chiesa di S. Antioco ebbe anche una presenza francescana (cappuccini) intorno al 1698, che ebbe però breve vita. Pare, infatti, che la fondazione del convento francescano si dovesse ad un lascito testamentario di un fedele ghilarzese, insufficiente però, a detta della autorità conventuale, a garantire una dignitosa sussistenza ai frati e perciò la stessa autorità ne ordinò nel 1703 la definitiva soppressione.
S. Antioco conserva due feste aprile ed il primo sabato d’agosto. Vi si celebravano anticamente anche le novene d S. Gaetano e di Nostra Signora della Buona Morte. Tutt’ora nella chiesa, che rappresenta un riferimento “strategico” per la zona alta di Ghilarza viene celebrata settimanalmente la messa festiva.
scheda dal sito del comune di ghilarza - per saperne di più chiesedisardegna
E' una chiesa urbana
Il culto di S. Antioco ha in Ghilarza radici profonde, la data 1577, riportata su una lastra di pietra, a testimonianza dell’edificazione della chiesa, risulta essere posteriore al primitivo culto del Santo nel paese,infatti, il nome di Antioco in Ghilarza risultava già essere allora il più diffuso.
Fino al 1840 la chiesa risultava alquanto staccata dall’abitato, e perciò era fornita, come negli attuali santuari campestri di muristenes per ospitare i fedeli durante i giorni delle novene ed era inoltre in due lati circondata da loggiati.
Nel 1832 Mons. Bua affido la chiesa al gremio degli artigiani, che in precedenza avevano in affido la chiesa della Maddalena, ormai impraticabile, perché vi mantenessero vivo il culto della stessa Santa. Purtroppo l’unione non ebbe buon fine ed il culto della Maddalena si spense di lì a poco insieme al gremio degli artigiani.
Nel 1873 venne collocato al suo interno l’antico altare della chiesa parrocchiale.
I più significativi cambiamenti avvennero, però nel 1896 quando la chiesa fu allungata includendo in essa i loggiati, vennero costruite due cappelle laterali dedicate a S. Filippo Apostolo e a Nostra Signora della Buona Morte e ne fu invertito l’ingresso da ovest ad est, recuperando con una gradinata il dislivello antistante la nuova entrata
La chiesa di S. Antioco ebbe anche una presenza francescana (cappuccini) intorno al 1698, che ebbe però breve vita. Pare, infatti, che la fondazione del convento francescano si dovesse ad un lascito testamentario di un fedele ghilarzese, insufficiente però, a detta della autorità conventuale, a garantire una dignitosa sussistenza ai frati e perciò la stessa autorità ne ordinò nel 1703 la definitiva soppressione.
S. Antioco conserva due feste aprile ed il primo sabato d’agosto. Vi si celebravano anticamente anche le novene d S. Gaetano e di Nostra Signora della Buona Morte. Tutt’ora nella chiesa, che rappresenta un riferimento “strategico” per la zona alta di Ghilarza viene celebrata settimanalmente la messa festiva.
scheda dal sito del comune di ghilarza - per saperne di più chiesedisardegna
MOGORO
un tempo campestre, è ora all'interno dell'abitato
La piccola chiesa di Sant’Antioco, un tempo patrono di Mogoro, sorge su una collina che domina la vallata e vi si accede tramite una suggestiva scalinata in basalto nero che si affaccia verso il cuore del paese. A un’unica navata, ha un campanile a vela con due bifore e la facciata è interamnte realizzata in basalto nero, mentre il resto è in pietra bianca calcarea. La data di costruzione è incerta anche se è una delle chiesa più antiche del paese. Al tempo del rettore Sanna di San Gavino fu ampliata e costruita la nuova facciata con materiale di spoglio recuperato dalla chiesetta sconsacrata e abbandonata di S. Pietro, vicino alla ss 131 tant’è che è rimasto nella memoria popolare il ricordo del trasporto di questo materiale con 300 carri carichi di pietra che oltre per la chiesa venne utilizzata per altre opere. Tutt’intorno l’antico cimitero in uso fino al 1933, demolito nel 1959 per la costruzione, mai ultimata, di un orfanotrofio vescovile. Particolarità della chiesetta, l’abbondanza all’interno di ex voto non solo per Sant’Antioco, ma anche per il patrono San Bernardino.
scheda dal sito del comune di mogoro - per saperne di più chiesedisardegna
un tempo campestre, è ora all'interno dell'abitato
La piccola chiesa di Sant’Antioco, un tempo patrono di Mogoro, sorge su una collina che domina la vallata e vi si accede tramite una suggestiva scalinata in basalto nero che si affaccia verso il cuore del paese. A un’unica navata, ha un campanile a vela con due bifore e la facciata è interamnte realizzata in basalto nero, mentre il resto è in pietra bianca calcarea. La data di costruzione è incerta anche se è una delle chiesa più antiche del paese. Al tempo del rettore Sanna di San Gavino fu ampliata e costruita la nuova facciata con materiale di spoglio recuperato dalla chiesetta sconsacrata e abbandonata di S. Pietro, vicino alla ss 131 tant’è che è rimasto nella memoria popolare il ricordo del trasporto di questo materiale con 300 carri carichi di pietra che oltre per la chiesa venne utilizzata per altre opere. Tutt’intorno l’antico cimitero in uso fino al 1933, demolito nel 1959 per la costruzione, mai ultimata, di un orfanotrofio vescovile. Particolarità della chiesetta, l’abbondanza all’interno di ex voto non solo per Sant’Antioco, ma anche per il patrono San Bernardino.
scheda dal sito del comune di mogoro - per saperne di più chiesedisardegna
PALMAS ARBOREA
E' la chiesa parrocchiale
E' la chiesa parrocchiale
SCANO DI MONTIFERRO
E' una chiesa campestre
La chiesa dedicata al protomartire sulcitano è la più grande delle chiese campestri di Scano Monti ferro (m. 8,50 per 20). Alcuni elementi architettonici rimanderebbero al VI secolo la realizzazione dell'edificio benchè i primi documenti scritti che ne attestano l'esistenza, risalgano al 1615, quando il gesuita scanese, padre Salvatore Pala, ricevette in dono da monsignor Desquivel arcivescovo di Cagliari ed Iglesias, una reliquia del Santo martire, tuttora conservata in una teca d'argento custodita in parrocchia.
Nel 1636 è attestata la spesa di 147 lire e 5 soldi anticipata dal vicario Antonio Pischedda, per la costruzione della nuova chiesa di S.Antioco de las vena de Escano; la cifra venne rimborsata dal vescovo Clavera rettore della diocesi bosana, in seguito alla sua visita avvenuta nel marzo del 1640. Nel 1841 è annotata sul libro contabile della parrocchia, la spesa di 525 lire circa per la riedificazione del fabbricato e nel 1846 viene realizzata la sacrestia; due anni dopo, con 15 lire è acquistato l'altare ligneo dalla chiesa di Santa Croce a Bosa, il cui trasporto costò 12 lire.
Anticamente la chiesa era curata da alcuni "Eremitani" che soggiornavano tutto l'anno sostenuti dalla carità degli scanesi. Alla fine dell'Ottocento, vennero addossati all'edificio una serie di vani chiamati "pennentes" o "pendentes", per alloggiare i novenanti.
L'edificio è ad unica navata e la sua copertura è a doppio spiovente, sostenuta da quattro grandi arcate a tutto sesto; la pavimentazione è in arenaria e l'interno è illuminato da una sola finestra che si apre nella controfacciata. Il prospetto frontale è centralmente in pietra a vista ed in asse al portone, si staglia il campanile a vela. Sull'altare è riposta una tela che raffigura il Protettore, su tavola sagomata, realizzata dal pittore svizzero emilio Schrerer nei primi del secolo XX; questa sostituisce la gigante statua nel periodo in cui questa è conservata in parrocchia.
Tradizione vuole che la statua del Santo non venga lasciata nella sua chiesa campestre, per evitare che venga trafugata come accadde tanti anni fa a mano di alcuni sconsiderati. Ovviamente per l'intervento miracoloso del Santo il furto non ebbe successo, infatti il carro con cui veniva trasportata si impanatnò nei pressi della chiesa. Fino agli anni '50, dalle fondamenta della chiesa scaturivano abbondanti sorgenti (105 litri al secondo), poi quando l'ESAF decise di sfruttare le acque per l'approvvigionamento di una trentina di comuni e fece ricorso alle mine per realizzare un impianto di pompaggio, le vene acquifere si spostarono più a valle. Per i romani il nome della località è "Cabu d'abbas", mentre per gli spagnoli è "Sant'Antiogo de las venas"
scheda dal sito chiesecampestri.it
E' una chiesa campestre
La chiesa dedicata al protomartire sulcitano è la più grande delle chiese campestri di Scano Monti ferro (m. 8,50 per 20). Alcuni elementi architettonici rimanderebbero al VI secolo la realizzazione dell'edificio benchè i primi documenti scritti che ne attestano l'esistenza, risalgano al 1615, quando il gesuita scanese, padre Salvatore Pala, ricevette in dono da monsignor Desquivel arcivescovo di Cagliari ed Iglesias, una reliquia del Santo martire, tuttora conservata in una teca d'argento custodita in parrocchia.
Nel 1636 è attestata la spesa di 147 lire e 5 soldi anticipata dal vicario Antonio Pischedda, per la costruzione della nuova chiesa di S.Antioco de las vena de Escano; la cifra venne rimborsata dal vescovo Clavera rettore della diocesi bosana, in seguito alla sua visita avvenuta nel marzo del 1640. Nel 1841 è annotata sul libro contabile della parrocchia, la spesa di 525 lire circa per la riedificazione del fabbricato e nel 1846 viene realizzata la sacrestia; due anni dopo, con 15 lire è acquistato l'altare ligneo dalla chiesa di Santa Croce a Bosa, il cui trasporto costò 12 lire.
Anticamente la chiesa era curata da alcuni "Eremitani" che soggiornavano tutto l'anno sostenuti dalla carità degli scanesi. Alla fine dell'Ottocento, vennero addossati all'edificio una serie di vani chiamati "pennentes" o "pendentes", per alloggiare i novenanti.
L'edificio è ad unica navata e la sua copertura è a doppio spiovente, sostenuta da quattro grandi arcate a tutto sesto; la pavimentazione è in arenaria e l'interno è illuminato da una sola finestra che si apre nella controfacciata. Il prospetto frontale è centralmente in pietra a vista ed in asse al portone, si staglia il campanile a vela. Sull'altare è riposta una tela che raffigura il Protettore, su tavola sagomata, realizzata dal pittore svizzero emilio Schrerer nei primi del secolo XX; questa sostituisce la gigante statua nel periodo in cui questa è conservata in parrocchia.
Tradizione vuole che la statua del Santo non venga lasciata nella sua chiesa campestre, per evitare che venga trafugata come accadde tanti anni fa a mano di alcuni sconsiderati. Ovviamente per l'intervento miracoloso del Santo il furto non ebbe successo, infatti il carro con cui veniva trasportata si impanatnò nei pressi della chiesa. Fino agli anni '50, dalle fondamenta della chiesa scaturivano abbondanti sorgenti (105 litri al secondo), poi quando l'ESAF decise di sfruttare le acque per l'approvvigionamento di una trentina di comuni e fece ricorso alle mine per realizzare un impianto di pompaggio, le vene acquifere si spostarono più a valle. Per i romani il nome della località è "Cabu d'abbas", mentre per gli spagnoli è "Sant'Antiogo de las venas"
scheda dal sito chiesecampestri.it
CHIESE SCOMPARSE: Simala